Come contrastare la diffusione dell’infestante poligono del Giappone sui corsi d’acqua

Attualmente i poligoni esotici non sono ancora inseriti a livello europeo nell’elenco delle specie esotiche invasive, le specie aliene del genere Reynoutria (Fallopia) rappresentano una delle minacce più concrete all’equilibrio degli ambienti ripariali e/o soggetti a forte disturbo antropico, comportando la totale scomparsa della flora nativa e la distruzione delle cenosi ripariali, difficoltà di fruizione da parte dei cittadini e rischio idraulico.

Ciò che è generalmente definito come “poligono del Giappone” non è in verità una singola specie vegetale, ma un complesso di tre specie che possono incrociarsi tra loro (poligono del Giappone in senso stretto (Fallopia = Reynoutria japonica), il poligono gigante o di Sachalin (R. sachalinensis) e il loro ibrido poligono di “Boemia” (R × bohemica). In Toscana il più presente è l’ibrido.

I poligoni sono piante erbacee perenni a portamento eretto facilmente riconoscibili per la loro notevole taglia, le grandi foglie dalla forma caratteristica triangolo-romboidali, i fusti simili a bambù (da cui il nome a volte usato di “falso bambù”) e i grappoli di piccoli fiori bianchi. I poligoni si possono propagare per seme, ma in maniera più frequente e quantitativamente molto più significativa per via vegetativa attraverso la frammentazione di fusti e rizomi. Possono vegetare in una varietà di condizioni di illuminazione, caratteristiche pedologiche, umidità e disturbo umano; essendo tendenzialmente eliofili sono diventati particolarmente problematici nelle aree in pieno sole lungo le rive e le pianure alluvionali di fiumi e torrenti. Sono specie dalla fortissima capacità invasiva, rischiando di causare ingenti danni ambientali ed economici; essi competono infatti in modo aggressivo per luce, acqua e sostanze nutritive e rilasciano composti dannosi per altre piante (allelopatia). Il forte potere competitivo e la conseguente eliminazione della componente vegetale spontanea lungo le rive dei fiumi rendono le infestazioni di poligono dannose anche per pesci, anfibi e altri abitanti dei corsi d’acqua minacciando seriamente questi fragili ecosistemi.

Una volta identificata la presenza del Poligono non è di facile soluzione il problema di impedire l’ulteriore diffusione lungo le aste fluviali o il suo “muoversi” all’interno della rete in virtù del trasporto di frammenti (di rizomi e fusti) o di semi lungo la corrente, considerando anche che tale processo può essere favorito:

1. da eventi naturali come ad esempio piene, azione del vento, attività di fauna selvatica;
2. dalle attività umane.

Per quanto riguarda il punto 1 è evidentemente estremamente difficile, se non impossibile, impedire il movimento di frammenti che si originano da popolamenti già presenti per cause meteoriche o altre cause naturali; considerando che il poligono vegeta di preferenza sulla sponda è estremamente facile che per fenomeni di erosione possano entrare nella corrente pezzi di rizoma o di fusto. L’unico approccio per limitare questa fonte di propagazione è limitare, ove possibile, l’estensione e/o il vigore delle popolazioni di poligono presenti al fine di limitare la quantità potenziale di propaguli.

Per quanto riguarda il punto 2, in particolare per le operazioni di pulizia delle aree ripariali ai fini della sicurezza idraulica le operazioni di sfalcio, in presenza di poligono, dovrebbero essere condotte preferibilmente con decespugliatori, al fine di consentire un maggiore controllo delle operazioni e una minore immissione di frammenti di fusto nella corrente e soprattutto di evitare movimento del terreno e frantumazione dei rizomi e loro conseguente diffusione in nuove aree (ad esempio movimento via acqua) e l’aumento della superficie occupata e densità delle popolazioni già presenti; le parti aeree asportate devono essere preferibilmente asportate e successivamente incenerite. Tale operazione, proprio per le caratteristiche di propagazione dei Poligoni e da effettuarsi preferibilmente al termine della stagione vegetativa, che si evidenzia con la completa perdita del fogliame.

La presenza dei Poligoni del Giappone è stata evidenziata lungo le sponde di diversi fiumi e torrenti, in particolare in Toscana, nelle aree del pistoiese e del Valdarno, sia lungo il reticolo idraulico principale che lungo quello secondario. Alcuni fiumi, come il Resco o il Faella in Valdarno risultano particolarmente infestati, mentre lungo l’asta principale del Fiume Arno, al momento, si segnalano solo sporadici cespugli.